mercoledì 6 luglio 2011

Voci di donne per la Val di Susa

Come Diversamente Occupate crediamo che ormai sia innegabile che le differenti lotte sparse per tutta Italia abbiano in realtà un nodo stretto che le lega l’una all’altra: a partire da questa convinzione abbiamo cercato uno scambio con le donne della No-Tav. Una di noi ha raggiunto il corteo della Valle per incontrare le donne e gli uomini del movimento. Per questo post vorremmo pubblicare brevi parti del nostro inteso scambio con una donna del movimento, Barbara Debernardi, che è secondo noi una voce autorevole sui fatti della manifestazione del 3 Luglio nella Valle di Susa contro il progetto della linea ad alta velocità Torino-Lione.

Care Barbara e Maria,

scriviamo a voi perché possiate portare la nostra voce anche alle altre donne che nella Valle di Susa sono impegnate con voi in questa battaglia per la dignità della vita.
Siamo un collettivo di ragazze "diversamente occupate" di Roma che collabora da qualche anno a partire dalla questione del lavoro per risalire a tutto ciò che rientra nell'ordine di una vita dignitosa, mossa da e corrispondente al desiderio. Inutile dire che siamo vicine alla vostra lotta.

Quello che vorremmo che ci raccontaste, oltre a ciò che spontaneamente vorrete dirci, è cosa secondo voi ne va del movimento NoTav per tutte le altre lotte che in Italia si stanno combattendo, e vorremmo che a farlo foste voi donne, perché pensiamo che il femminile abbia contribuito non poco a questa rivoluzione politica.

Un abbraccio,
Roberta (e le Diversamente Occupate)


Carissime,
grazie!
Grazie perché sono a disposizione e da domani farò mente locale per aprire una comunicazione razionale con voi.
Questa sera però vado di pancia, perché è anche grazie al vostro messaggio, che ho appena letto, che questa sera non mi va di abbattermi, anche se ho appena spento la televisione.
Come stiamo? Ammaccati. Piangenti (causa lacrimogeni, come se piovesse). E tanto incazzati (si può dire?).
Alla manifestazione di oggi eravamo oltre 60-70 mila persone pacifiche. Forse di più. Se qualcuna di voi oggi è riuscita a salire se ne sarà accorta. Eravamo mamme, nonne, bambini. Ho fatto metà del percorso accanto ad un piccolino di tre mesi, ignaro e sorridente. Eppure i media nazionali (ma non il Fatto, che come di consueto, già on line, si è dimostrato puntuale, attento, coerente) questa sera ci hanno dipinti come violenti. Ci sono tanti ragazzi feriti e tutti i giornalisti parlano di agenti contusi (risibili codici verdi)! Stiamo difendendo gli interessi di tutti e ci descrivono come pericolosi, ridicoli e ottusi egoisti. Fanno vedere immagini di cantieri pescate chissà dove e dicono che il cantiere Tav in Valle di Susa si è aperto. Balle. E gli eroi sarebbero i poliziotti che lo difendono (che difendono il nulla o gli interessi non raccontabili di pochi) sparando lacrimogeni vietati e pure scaduti su gente normale, su anziani che fanno fatica a scappare nei boschi.

Credetemi, dire che sono indignata mi sembra fin banale.
La verità è che sono furibonda che sono più di vent'anni che lotto pacificamente, che ho cresciuto i miei figli insegnando loro a cercare la verità, a difendere la dignità, a rispettare la vita in tutte le sue forme, ad amare la propria terra. La verità è che adesso sono stanca morta, ho ancora gli scarponi ai piedi, ho sentito tutti i tiggì che la tivu mi ha passato. Schiumo di rabbia, vorrei farmi una doccia e andare a dormire dicendo che tanto non cambierà mai nulla e invece mi sono appesa ad internet e andrò avanti finché non mi schianterò di sonno sulla tastiera, ma raccontare la nostra storia a chi l'ha sentita solo mistificata è (credo) un dovere morale. E al diavolo la fatica!
Vi chiedo con amicizia di fare la stessa cosa.
Fate girare il messaggio.
Cercate nella rete (benedetta essa sia!) le immagini di questa nostra giornata esaltante e terribile. Mettete in rete quanto avete visto con i vostri occhi. E diventate con noi voce, insieme a noi.
Perché ce la faremo solo così.
Unendo le fatiche, le indignazioni, gli sconforti, ma anche i sogni, le passioni e gli ideali di tutti noi, gente per bene. Ricordandoci quanto già Orwell scriveva: nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
Un abbraccio grande e grazie,
Barbara

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