Pochi giorni fa riceviamo da Barbara in copia una lettera indirizzata ai direttori delle testate nazionali del Corriere della Sera, di Repubblica, de La Stampa, delle Reti Fininvest, delle 3 Reti Rai (leggi lettera). “Offesa, furibonda e inferocita” si dice Barbara Debernardi, e ancora “oltraggiata, sbeffeggiata e ferita”.
La sera di domenica 3 luglio, al ritorno dalla manifestazione nazionale contro il Tav in Valle di Susa, sui titoli dei giornali nazionali si legge soltanto “Si scrive No Tav, si legge BR”, “Assalto alla Tav, 188 agenti feriti. I black bloc contro il cantiere. Napolitano: violenza eversiva”, “Armati, addestrati e militarizzati. Ecco chi sono i nuovi black bloc. In Val di Susa erano oltre 300: arrivano da tutta Europa”.
E ancora “Via donne e bambini, sarà l’inferno. E nei boschi scoppia la guerriglia”. Ma nei boschi si giura che ci fossero donne, bambini e anche anziani. Nei giorni successivi lo stile non cambia.
“Scontri, la linea dura di Maroni. In Val di Susa tentato omicidio”. Dove sono finite le 70mila persone, autoconvocatesi con appena 5 giorni di preavviso, in marcia per ore sotto al sole? Gente con cui anche io ho parlato, discusso, condiviso, a cui ho chiesto indicazioni. Per non dire della parola mancata sulle documentate ragioni ambientali, economiche, sociali e morali che da 20 anni fanno scendere in piazza una Valle intera: “chi si è preoccupato di raccontarle? I 23 Sindaci in fascia tricolore che aprivano il corteo con quale colpo di bacchetta magica sono stati fatti sparire dalle inquadrature televisive e dai titoli della carta stampata? Il copione per tutti uguale, a cui i media si sono rigorosamente attenuti, costruito a tavolino già nei giorni precedenti alla manifestazione, chi lo ha scritto?”.
“Scontri, la linea dura di Maroni. In Val di Susa tentato omicidio”. Dove sono finite le 70mila persone, autoconvocatesi con appena 5 giorni di preavviso, in marcia per ore sotto al sole? Gente con cui anche io ho parlato, discusso, condiviso, a cui ho chiesto indicazioni. Per non dire della parola mancata sulle documentate ragioni ambientali, economiche, sociali e morali che da 20 anni fanno scendere in piazza una Valle intera: “chi si è preoccupato di raccontarle? I 23 Sindaci in fascia tricolore che aprivano il corteo con quale colpo di bacchetta magica sono stati fatti sparire dalle inquadrature televisive e dai titoli della carta stampata? Il copione per tutti uguale, a cui i media si sono rigorosamente attenuti, costruito a tavolino già nei giorni precedenti alla manifestazione, chi lo ha scritto?”.
Una fiaccolata a Torino, organizzata in due giorni, ha riempito l’intera via Po, ma il TG3 Regione si dimentica di dare la notizia e La Stampa di Torino si dimentica di parlarne in cronaca nazionale, mentre sulla cronaca locale in prima pagina il titolo è questo: “Maroni: in Valsusa 1500 pronti a uccidere. Il ministro: sono una nuova versione del terrorismo”.
Ma a Siena oggi (9 luglio) continua la marcia delle “donne del 13 Febbraio”, quelle che chiedono un paese più giusto, a misura della dignità femminile, della dignità di tutti, quelle del "Se non ora quando". Alcune delle promotrici di questi incontri sono giornaliste di queste testate nazionali.
A loro vogliamo chiedere di parlare e impegnarsi anche per la dignità dei loro luoghi di lavoro, affinché l’informazione sia corretta, trasparente. Che vi sia deontologia professionale, onestà intellettuale, dovere di cronaca, servizio al cittadino e alla cittadina, libertà di stampa e, non ultimo, l’articolo 21 della Costituzione italiana “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure … “.
Roberta
Roberta
speriamo! ^^
RispondiElimina