giovedì 30 dicembre 2010

Abbiamo incontrato le donne di Livorno

Vorrei poter scrivere questo post in spagnolo, perché un encuentro è qualcosa di più di un semplice incontro. Innanzitutto perché ci sono anche disincontri, e la sola esistenza di questo termine fa apprezzare di più i loro opposti. Eppoi perché encontrar significa anche trovare: qualcosa che hai cercato, qualcosa che non ti aspettavi.
Abbiamo incontrato le donne di Livorno, dunque, ed è stato un gran bell'incontro. Donne belle, toste, di generazioni ed esperienze diverse.
Ci siamo confrontate a partire dai due numeri di DWF e dai loro testi (che potete trovare online sul loro sito). Ci ritroviamo in questioni condivise: questo tempo che sembra non bastare mai, questo corpo che non ne vuole sapere di farsi disciplinare, che fa resistenza, come il linguaggio che non ce la fa a inquadrarci tutte, come in una foto dove qualche testa o qualche piede rimane tagliato fuori.
Il clima si alterna tra battute e affondi serissimi, al limite del drammatico, come nelle migliori occasioni.
Risuonano delle parole come echi da altri incontri, come a ribadirne l'urgenza: formazione/informazione, strategie, rete, soprattutto rete. Ed è particolarmente bello ed interessante che insieme a questo bisogno di mettersi o rimettersi in relazione, si riconosca l'importanza del pensare insieme, della pensiero in presenza, dell'incontrarsi appunto.
Emerge con insistenza la necessità di individuare gli strumenti a disposizione: non solo quelli di insieme, che permettono di inquadrare la prospettiva, ma più che mai quelli concreti, giuridici, quotidiani, improvvisati in mancanza di riferimenti certi (contrattuali, ma non solo) e soprattutto efficaci.
Alcuni racconti (o dobbiamo per forza chiamarle “narrazioni”? forse sì, perché siano anche “azioni”...) assomigliano a scambi di ricette: noi abbiamo fatto così, ha funzionato.
Eppoi, accanto alle cose vecchie, che suonano sovversive (la costituzione, il primum vivere), le cose nuove, gli slanci che spostano: smettere di identificare l'uscita dal domestico solo con il lavoro, togliersi dal denaro come misura dominante, ri-conoscere alla società e non al mercato il ruolo di luogo dello scambio e di conseguenza riconoscere scambi non economici che arricchiscono.
Come gli incontri così, che (non)finiscono a cena insieme, continuando a raccontarsi, con un po' più di risate a questo punto, e con baci e promesse. Noi torniamo. E sì, eh!

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