giovedì 18 febbraio 2010

Ancora una volta il Festival affida l'audience ai corpi delle donne

Anche per il 2010 Sanremo si conferma manifestazione sessista e ipocrita, che combina il tradizionale perbenismo italiano con la mercificazione del corpo e lo svilimento dell’intelligenza femminili.
Durante la serata del 16 febbraio Dita Von Teese si è esibita in uno spogliarello integrale accompagnato da ondeggiamenti e gesti nella più volgare tradizione pornografica compresa, ciliegina sulla torta, una spugna per spruzzarsi dell’acqua sul corpo.
Mi sono ritrovata senza parole di fronte al video, arrabbiata e impotente, incredula all’idea che una manifestazione seguita da milioni di italiani in onda sulla rete pubblica potesse trasmettere scene simili diffondendo un’immagine umiliante della donna, riducendoci ancora una volta tutte a corpi funzionali al divertimento e al piacere maschili. Odioso spettacolo, tra l’altro pagato profumatamente, 80 mila euro, con i nostri soldi.
Ho cercato stupidamente conforto nella stampa nazionale, mi aspettavo che dopo il dibattito, seppure limitato, svoltosi intorno al documentario di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, e a seguito di quello ben più ampio che ha riguardato le candidature alle elezioni europee 2009 e poi gli scandali sessuali del Presidente del Consiglio, qualcuno avrebbe riconosciuto nell’esibizione l’ennesima offesa alle donne. Ed invece ecco cosa ho trovato:
“ Chiusura in bellezza, è proprio il caso di dirlo, con Dita von Teese, che si esibisce con un suo cavallo di battaglia: spogliarello con "tuffo" finale in una grande coppa di champagne” (Repubblica).
“ Dita Von Teese: fedele alla sua fama e alle aspettative, ha proposto il suo raffinato spogliarello rimanendo in slip e ha interpretato il suo numero più celebre: il bagno in una coppa di champagne”(Corriere della sera).
“Poi Dita Von Teese si spoglia ed è proprio un bel vedere” (La Stampa).
e così via, con i link al video per rivivere il meraviglioso momento..
Poi ho avuto una sorta di déja vu e la situazione mi è sembrata estremamente familiare. Ho fatto una ricerca sui siti dedicati alle donne e ne ho avuto la conferma: lo scorso anno eravamo nella medesima situazione, ma ad esibirsi erano 40 donne, 40 conigliette di Playboy.
“ 40 donne immagine e simbolo della figura più mortificante della donna – carne, corpo, sesso e basta…È dunque questa l’immagine della donna che ancora vince, ancora impera su tutto e tutti?”
“Non ho mai visto un festival più offensivo nei confronti delle donne di questo Sanremo 2009. E’ stato più volte usato il termine "coniglia" da Bonolis che ha detto che lui non ha bisogno di conigliette perché sua moglie è una buona coniglia che gli ha dato 3 figli. Conigliette attorno al re play-boy, comparsa della pornostar malmenata dalla polizia, la donna usata come antidoto per l’omosessualità di Povia.... Insomma, chi più ne ha più ne metta.... Il tutto davanti a 15 milioni di spettatori” (Il paese delle donne on - line).
No, quello del 2009 non è l'unico né l'ultimo, in realtà non c’è limite al peggio, ogni anno la storia si ripete e dovremo alzare la voce molto di più perché qualcosa cambi.
Allora a questo proposito segnalo la campagna che l’UDI sta organizzando in occasione dell’8 marzo, Immagini amiche, per contrastare la diffusione di immagini irrispettose della dignità femminile.

2 commenti:

  1. Sinceramente non sono d'accordo con la protesta verso lo sfruttamento del corpo femminile. Non credo che il problema dello sfruttamento del corpo sia una questione di genere, è un fenomeno che possiamo trovare anche nel concetto di vendita della forza lavoro: il corpo, e la sua forza appunto, sono sfruttati per creare plusvalore. Il fatto che il ... Mostra tuttocorpo nudo di una donna (ma anche quello di un uomo) possa generare desiderio sessuale e quindi venga sfruttato a scopi commerciali non mi sembra un grande problema: La donna, come l'uomo, non è solo sesso, ma è ANCHE sesso..non mi sento sbagliato se provo piacere nel guardare o toccare il corpo nudo di una donna che trovo attraente, non mi sento di offenderla. L'offesa è semmai il non vedere altro che un oggetto sessuale, ma a quel punto il problema sarebbe il mio, sarei un essere miope e infelice. Se la signorina Von Teese ritiene conveniente mostrare i seni a una massa di pecoroni per la modica cifra di 80mila euro non mi sento di biasimarla, e non mi sento nemmeno di biasimare la Rai che spende 80 di spogliarello per guadagnare 300 in audience/pubblicità. Si tratta di due soggetti, un privato e un'azienda, che si muovono in modo congeniale a un sitema. Se il sistema capitalistico è il problema, non va certo ghettizzato a una questione di genere, ma al concetto di benessere radicato nella cultura delle persone, che trovano gratificazione nell'appagare gli istinti più elementari (sopraffazione e, appunto, il sesso). Il discorso sarebbe ancora lungo ma spero di essere riuscito a farmi capire.

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  2. Sono d'accordo sul fatto che lo sfruttamento del corpo non riguardi solo le donne; in generale il capitalismo si regge sulla mercificazione del corpo e non solo del corpo, dell'intelligenza, della creatività, di ogni sapere e competenza delle donne e degli uomini che si possa mettere a profitto.
    Però quello di cui parlo non riguarda solo lo sfruttamento del corpo da parte del sistema capitalistico, bensì il fatto che i media che fanno passare sotto silenzio ogni iniziativa politica da parte delle donne, così come il pensiero delle donne, non solo filosofico, o l'arte etc.. propongano invece continuamente immagini femminili in cui la donna coincide con l'essere un corpo desiderabile sessualmente.
    Questo contribuisce a diffondere un'immagine svilente delle donne, un'immagine coerente con i pregiudizi che ne hanno giustificato per millenni la subordinazione..dalle donne prive di razionalità di Aristotele al divieto, che vigeva in Italia fino a pochi decenni fa, di accedere alla magistratura perché incapaci di giudicare lucidamente al pari di un uomo.
    Inoltre secondo me non indifferente che non si tratti di due soggetti qualsiasi, un'azienda e un soggetto qualunque, ma di una donna da una parte, non un neutro, e del servizio televisivo pubblico dall'altra..

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