Sabato scorso il filosofo Paolo Virno è intervenuto nel ciclo di incontri organizzato da LUM presso ESC su "Cosa può un corpo?". Lui, un semiologo tra le altre cose, parlava del rapporto tra corpo e linguaggio.
Vi riporto alcuni punti che mi sono sembrati interessanti e che aprono a potenziali strade di dibattito.
Premessa e presupposto: il corpo è linguaggio.
L'identità di corpo e linguaggio, il CO-LIN (corpo+linguaggio) può manifestarsi solo come scissione, come rapporto duale?
L'esperienza sensibile, dolore e piacere per esempio, va vista non come segno che rimanda ad altro, secondo il modello della tradizione cristiana, bensì come esito.
Nell'esperienza sensibile del dolore, le parole sostituiscono l'antico urlo e determinano un nuovo comportamento e una nuova espereinza del dolore. Noi siamo sempre in bilico tra la PULSIONE (l'antico urlo) e la PROPOSIZIONE (le parole che si fanno dolore). Questa dimensione di frontiera apre possibilità infinite di modificare e ridefinire la grammatica del dolore.
Vi riporto alcuni punti che mi sono sembrati interessanti e che aprono a potenziali strade di dibattito.
Premessa e presupposto: il corpo è linguaggio.
L'identità di corpo e linguaggio, il CO-LIN (corpo+linguaggio) può manifestarsi solo come scissione, come rapporto duale?
L'esperienza sensibile, dolore e piacere per esempio, va vista non come segno che rimanda ad altro, secondo il modello della tradizione cristiana, bensì come esito.
Nell'esperienza sensibile del dolore, le parole sostituiscono l'antico urlo e determinano un nuovo comportamento e una nuova espereinza del dolore. Noi siamo sempre in bilico tra la PULSIONE (l'antico urlo) e la PROPOSIZIONE (le parole che si fanno dolore). Questa dimensione di frontiera apre possibilità infinite di modificare e ridefinire la grammatica del dolore.
"Parla affinché io possa vederti" è di Lichtenberg
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