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Introduzione di Teresa Di Martino
Perché una giornata di studio promossa dalla redazione Iaph Italia sui temi del lavoro? Perché ce lo dettano il contesto di crisi, economico-finanziaria, democratica, di cittadinanza e la politica nazionale ed europea? Non solo. Perché pensare al lavoro a partire dalla filosofia (vedi Federica Giardini) significa prendere le distanze dalle urgenze e dalle emergenze del presente, significa prendersi il tempo di pensare al rapporto tra donne e lavoro al di là delle retoriche contemporanee sull’inclusione, al di là del gioco di avanzamenti e arretramenti di cui le donne sono protagoniste nel nostro tempo, valorizzando le pratiche e le lotte che ci vedono “vive” nella politica del quotidiano. Un pensiero filosofico sul lavoro irrompe e scardina la prospettiva economico-produttiva, permette di pensare a nuove categorie e nuovi paradigmi e di nominare gli spazi di libertà di quelle pratiche che già esistono ma sono invisibili, perché poco interrogate e quasi mai nominate, e che parlano di un nuovo modo di stare al mondo, di una nuova cittadinanza. Tenendoci a debita distanza dalla trappola della crisi che impone un pensiero del possibile distraendo forze ed energie dal pensare l’impensato, costruire immaginario.
Intervento a cura di Angela Lamboglia e Roberta Paoletti
Diversi piani nell'esperienza del lavoro
Come presupposto del mio ragionamento vorrei riprendere la parte finale dell'intervento di Federica Giardini sui diversi elementi di cui è fatto il lavoro. Il passaggio fondamentale in Diversamente Occupate è stato proprio il riconoscere quali fossero piani in gioco all'interno della nostra esperienza del lavoro: bisogno economico; ricerca di status, di una collocazione; desiderio di espressione e realizzazione; infine lavoro come spazio residuo di relazione e socializzazione in assenza di una dimensione pubblica diffusa. Leggi tutto
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