Pensare ad un mondo dell’informazione senza il manifesto significa immaginare un mondo dell’informazione privo di pagine che raccontano esperienze, pratiche, politiche altre, privo di parole che si interrogano sul contemporaneo, senza uno sguardo differente sul mondo, sul mondo del lavoro, sulla politica, sulla rappresentanza, senza i racconti di quello che succede molto lontano da noi e dietro l’angolo, senza quei racconti che difficilmente si mettono in parola, senza la messa in discussione del sistema dominante, gli interrogativi a lungo termine, le questioni che vanno in profondità, la radicalità delle teorie e il sostegno spassionato alle pratiche, senza le denunce di discriminazione, senza quella sinistra con cui spesso entriamo in conflitto, senza conflitto appunto. Noi, donne, giovani, femministe, studentesse, precarie, diversamente occupate, leggiamo, commentiamo, spammiamo. Gli articoli delle compagne e dei compagni, gli appelli delle associazioni, le ragioni dei movimenti, volti, corpi e parole messi nero su bianco, su poche pagine, ma importanti, almeno per noi. Il manifesto dà spazio e interroga i movimenti femministi contemporanei. Diversamente occupate è con il manifesto #senza fine.
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