martedì 1 febbraio 2011

Donne...di classe

Dall'incontro al laboratorio Sguardi de La Sapienza mi porto a casa una considerazione di Marina Piazza che mi ha colpito come ti colpiscono quelle parole che hai dentro o sulla punta della lingua ma non riesci o non hai il coraggio di dire. La condizione di precariato, di lavoro e di vita, che la nostra generazione sta vivendo ri-crea delle forti differenze di classe. E' vero, c'è chi può e chi non può, come si dice. C'è chi può permettersi di continuare a studiare e chi no, c'è chi è sicuro di avere prima o poi una casa di proprietà e chi sa che non potrà mai averla, c'è chi sceglie di farsi una famiglia anche se ha un lavoro precario perchè ha il sostegno dei famigliari, e chi una famiglia stenta a costruirla, c'è chi, anche a fatica, può permettersi di scegliere il proprio lavoro, il proprio reddito, il proprio percorso politico. C'è chi non può, perchè la società ha deciso che non c'è tempo per il pensiero e l'azione politica, non c'è tempo per seguire i propri desideri, per lavorare e vivere con agio. Ma una possibilità c'è, c'è sempre. Basta lavorare per una rete di saperi e pratiche, come stiamo facendo, tenendo ben presente sì il linguaggio, sì il desiderio, sì la libertà, sì ciò che ci piace fare, sì le condizioni materiali delle donne al lavoro, si le reti di solidarietà, ma anche la classe, termine desueto che torna prepotente e deve tornare al centro del discorso politico. E' da qui che si parte per negoziare!

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