Pensandoci bene, è una vita che mi preparo al mondo del lavoro.
Tutto è cominciato quando avevo 3 anni e mezzo. Al secondo anno di asilo, ho lasciato sgomenta mia mamma con una perentoria affermazione circa il mio futuro di parrucchiera. La mia argomentazione principale era allora quella che tutte le bambine con cui giocavo volevano far quello nella vita e che senza dubbio passare ricreazioni intere a pettinarci l’una con l’altra sarebbe stato un ottimo allenamento.
Poi è cominciato il periodo in cui aprendo la porta della mia stanzetta all’improvviso,mi si poteva cogliere di sorpresa mentre facevo l’appello o mettevo note sul registro ai miei bambolotti. Ero un’insegnante decisamente inflessibile.
A dieci anni per un periodo mi divertivo a parlare in modo incomprensibile. Supponevo fosse inglese. Mentre insegnavo i segreti della mia lingua inventata a mia sorella, le confessai che volevo essere un’insegnante di italiano in Inghilterra, così avrei conosciuto le Spice Girls.
Alle medie volevo essere archeologa, poi giornalista. Al ginnasio, dopo un buon voto su un tema sul cinema, mi convinsi di voler essere da grande una “r-e-c-e-n-s-i-t-r-i-c-e” di film. O almeno così ho scritto sul mio diario dopo aver cercato per ore sul dizionario il femminile di “recensore”.
Al liceo ho stabilito infine che da grande avrei voluto fare "l'intellettuale", magari magari magari la filosofa. Nessuno mi ha ostacolato e così ho continuato gli studi. Mi sono iscritta a filosofia.
Nel frattempo, mentre studiavo, sono stata una distributrice di volantini, una chitarrista punk, una cantante country, una giocoliera, un’attivista per Amnesty, una volontaria del servizio civile, una collaboratrice mai pagata di un quotidiano online. E non solo.
E adesso che è giunto il momento, ora che i miei studi sono arrivati agli sgoccioli, sento di aver fatto appena appena in tempo a realizzare qualcosa di importante.
Ossia che, a prescindere da cosa sarò in futuro, voglio innanzi tutto tenere ferma chi sono io. Con i miei tanti difetti, con tutti i miei pregi, nel mondo del lavoro voglio entrarci senza sacrificare nulla di quel che sono, di quel che desidero.
E, in ugual modo, pretendo di uscirne tutta intera.
Federica
Tutto è cominciato quando avevo 3 anni e mezzo. Al secondo anno di asilo, ho lasciato sgomenta mia mamma con una perentoria affermazione circa il mio futuro di parrucchiera. La mia argomentazione principale era allora quella che tutte le bambine con cui giocavo volevano far quello nella vita e che senza dubbio passare ricreazioni intere a pettinarci l’una con l’altra sarebbe stato un ottimo allenamento.
Poi è cominciato il periodo in cui aprendo la porta della mia stanzetta all’improvviso,mi si poteva cogliere di sorpresa mentre facevo l’appello o mettevo note sul registro ai miei bambolotti. Ero un’insegnante decisamente inflessibile.
A dieci anni per un periodo mi divertivo a parlare in modo incomprensibile. Supponevo fosse inglese. Mentre insegnavo i segreti della mia lingua inventata a mia sorella, le confessai che volevo essere un’insegnante di italiano in Inghilterra, così avrei conosciuto le Spice Girls.
Alle medie volevo essere archeologa, poi giornalista. Al ginnasio, dopo un buon voto su un tema sul cinema, mi convinsi di voler essere da grande una “r-e-c-e-n-s-i-t-r-i-c-e” di film. O almeno così ho scritto sul mio diario dopo aver cercato per ore sul dizionario il femminile di “recensore”.
Al liceo ho stabilito infine che da grande avrei voluto fare "l'intellettuale", magari magari magari la filosofa. Nessuno mi ha ostacolato e così ho continuato gli studi. Mi sono iscritta a filosofia.
Nel frattempo, mentre studiavo, sono stata una distributrice di volantini, una chitarrista punk, una cantante country, una giocoliera, un’attivista per Amnesty, una volontaria del servizio civile, una collaboratrice mai pagata di un quotidiano online. E non solo.
E adesso che è giunto il momento, ora che i miei studi sono arrivati agli sgoccioli, sento di aver fatto appena appena in tempo a realizzare qualcosa di importante.
Ossia che, a prescindere da cosa sarò in futuro, voglio innanzi tutto tenere ferma chi sono io. Con i miei tanti difetti, con tutti i miei pregi, nel mondo del lavoro voglio entrarci senza sacrificare nulla di quel che sono, di quel che desidero.
E, in ugual modo, pretendo di uscirne tutta intera.
Federica
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